MADONNA SISTINA
Dipinto a mano
Colori ad Olio su tela
Cornice pregiata inc.
Misure 111 X 83 CM
Prezzo 2'500,00 €
Trattativa riservata con l'artista,
Si realizzano stesse opere su richiesta anche in formati diversi.
Cenni sull' opera
La Madonna Sistina è un dipinto a olio su tela (265x196 cm) di Raffaello, databile al 1513-1514 circa e conservato nella Gemäldegalerie di Dresda.
Insolito per Raffaello in quegli anni è il supporto su tela, che ha dato adito a varie ipotesi: secondo Rumohr l'opera era destinata anche ad essere usata come stendardo processionale. La datazione si basa su dati stilistici ed è in genere legata ai primi anni del pontificato di Leone X, prima dell'Estasi di santa Cecilia.
Vasari testimonia come l'opera fosse stata dipinta per il convento di San Sisto a Piacenza, come conferma la presenza di due santi particolarmente venerati.
Un'altra ipotesi, meno seguita, è quella che vuole il dipinto eseguito per la tomba di Giulio II, come farebbero pensare i santi Sisto, protettore di Sisto IV e quindi dei della Rovere, e Barbara, confortatrice nell'estrema ora, e i due angioletti spiegati come genietti funerari. Esiste anche una tradizione tardo-settecentesca (dal monaco locale Oddone Ferrari in poi) che vuole la tela acquistata dai monaci piacentini dalla vendita dei beni di papa Giulio dopo la sua morte. In realtà sono ben noti i progetti michelangioleschi richiesti dal papa e dai suoi eredi per la sepoltura del pontefice, e in nessuno di questi si parla dell'inserimento di un'ancona.
Secondo la stessa testimonianza settecentesca la Madonna avrebbe le sembianze della Fornarina, il papa quelle di Giulio II (con le ghiande roveresche ricamate sul piviale) e santa Barbara quelle di sua nipote Giulia Orsini. La somiglianza col papa venne confermata da Cavalcaselle, Stüber e Filippini, mentre per santa Barbara venne fatto anche il nome di Lucrezia Della Rovere, altra nipote del pontefice.
L'ipotesi più seguita dalla critica moderna è quella del Putscher (1955), che lega il dipinto alla sede piacentina fin dalle sue origini, che era costruita in quegli stessi anni, e dove doveva simulare una finta finestra al centro dell'abside. Altri hanno invece ipotizzato che fosse destinata all'altare maggiore.
Il dipinto venne ceduto nel 1754 ad Augusto III di Sassonia, che offrì anche una copia di Giuseppe Nogari da collocare nella sede originaria. Nel secondo dopoguerra fu trafugato e trasferito a Mosca, ma successivamente fece ritorno a Dresda.
La Madonna Sistina è uno dei dipinti più ammirati, citati e studiati da filosofi e poeti. Dostoevskij la menzionò nei Demoni, dove Stepan Trofimovitch è incapace di spiegare la profondità che vede nel dipinto. A Vasilij Grossman ispirò il racconto della Madonna di Treblinka.
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